Via libera del Consiglio dei ministri alla data per i referendum sulla giustizia. Domenica 12 giugno gli italiani saranno chiamati a pronunciarsi sulla riforma della giustizia e in particolare sui cinque quesiti ammessi a febbraio dalla Corte costituzionale (che ha invece dichiarato innammissibile il referendum sulla cannabis e sull’eutanasia, così come il quesito sulla responsabilità diretta dei magistrati).
La raccolta firme, iniziata il 2 luglio scorso, è stata promossa dalla Lega e dai Radicali, ma alla fine la richiesta è stata avanzata su proposta di nove consigli regionali di centrodestra: Basilicata, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Piemonte, Sardegna, Sicilia, Umbria e Veneto.
Di seguito i cinque temi al centro del referendum sulla riforma della giustizia.
1. Abrogazione delle disposizioni in materia di incandidabilità
Il quesito propone l’abolizione del decreto legislativo Severino sulla incandidabilità, ineleggibilità e decadenza automatica per i parlamentari, per i rappresentanti di governo, per i consiglieri regionali, per i sindaci e per gli amministratori locali in caso di condanna.
2. Limitazione delle misure cautelari
Si propone di limitare la carcerazione preventiva – ovvero la carcerazione eseguita in maniera cautelare prima di giungere a una sentenza per il pericolo di “recidiva” – solo ai reati più gravi.
3. Separazione delle funzioni dei magistrati
Si propone lo stop totale alla possibilità per i magistrati di passare, nel corso della carriera, dalla funzione requirente (quella esercitata dai magistrati in qualità di pubblici ministeri, ovvero come pubblica accusa) a quella giudicante (quella esercitata dai magistrati in qualità di giudici chiamati a emettere le sentenze nei processi) e viceversa. Se vincerà il sì, il magistrato dovrà scegliere all’inizio della carriera per quale funzione optare e dovrà mantenere quel ruolo durante tutta la sua vita professionale.
4. Riforma del Consiglio superiore della magistratura
Il Consiglio superiore della magistratura (Csm) è l’organo di autogoverno dei magistrati e ne regola la carriera. Per due terzi è composto da magistrati eletti. Con il sì al referendum si vorrebbe eliminare il peso delle correnti al suo interno nella selezione delle candidature. Verrebbe infatti abrogato l’obbligo per un magistrato che intende candidarsi alle elezioni per i togati al Csm di trovare da 25 a 50 firme per presentare la propria candidatura.
5. Il voto degli avvocati nei consigli giudiziari sulle valutazione dei magistrati
Oggi la valutazione della professionalità e della competenza dei magistrati spetta al Csm che decide sulla base di valutazioni fatte anche dai Consigli giudiziari. Con il referendum si vuole estendere anche ai rappresentanti dell’università e dell’Avvocatura nei Consigli giudiziari la possibilità di avere voce in capitolo nella valutazione.