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Michael Toffolo

Michael Toffolo, promettente ricercatore pordenonese, è uno dei cinquantotto scienziati italiani che hanno vinto la borsa di studio dal valore di 1.500.000 euro messa a disposizione dal Consiglio Europeo per le Ricerche. L’archeologo analizza da tempo le relazioni tra i cambiamenti climatici, le migrazioni dell e la capacità di adattamento dell’Homo Sapiens, e in questa ricerca dalla durata di cinque anni si spingerà fino al cuore del Sudafrica, dove analizzerà queste complesse relazioni nel corso del Paleolitico Superiore. 

Una ricerca di fondamentale importanza, visto che ci aiuterà a comprendere come la specie umana potrebbe fronteggiare i cambiamenti climatici del presente e del futuro, e che verrà svolta in collaborazione con il CENIEH di Burgos, in Spagna. Ma anche l’ennesimo caso di cervello in fuga, visto che lo stesso Toffolo ha sottolineato come il CENIEH sia uno dei pochi istituti europei ad offrire la possibilità di attuare un approccio interdisciplinare, che coniughi scienze naturali con una scienza più prettamente umana come l’antropologia, e che offra la possibilità di accedere ad una vasta gamma di risorse in un unico edificio. 

Il sociologo Luca Ricolfi, padre del concetto di “società signorile di massa”, ha sottolineato che nel sistema di istruzione italiano i programmi di studio sono ben più vasti di quelli di molti altri Paesi europei, e questo dà agli studenti italiani delle potenzialità di carriera spesso sconosciute agli stessi nativi. Tuttavia resta indicativo che questi studenti siano in qualche modo costretti a cercare opportunità all’estero, in questo caso in Spagna, anziché avere la possibilità di usare i loro talenti in patria.

 

Scritto da Giuseppe Cappelluti

Crisi Guerra in Ucraina

In questo momento di grave crisi internazionale, dove l’improvviso scoppio della guerra in Ucraina ha scosso l’opinione pubblica mondiale per il ripresentarsi della guerra in Europa, uno scenario che si pensava potesse esser scongiurato per sempre, Fedites afferma e comunica la sua più ferma e decisa condanna dell’utilizzo della guerra per dirimere qualsivoglia controversia internazionale.

Il nostro pensiero e la nostra solidarietà vanno, oltre che a tutti gli abitanti dell’Ucraina e dei territori russi limitrofi, a tutti gli italiani che vivono su entrambi i fronti della guerra ucraino-russa, ai quali auguriamo di poter ritrovare la pace, la serenità e l’abbraccio delle loro famiglie nel più breve tempo possibile.

Auspichiamo vivamente che le parti in causa possano al più presto intavolare trattative serie e costruttive per trovare una pace negoziata duratura, che con il tempo rimargini le ferite aperte.

Sappiamo che ci vorrà molto tempo, ma é giusto guardare oltre il grave momento attuale.

E’ chiaro a tutti che avremmo preferito non trovarci in questa situazione storica drammatica, dove ancora una volta si viene a dimostrare che in una guerra non ci sono ne’ vincitori ne’ vinti, ma solo perdenti.

Questa situazione ci coinvolge tutti, anche quelli lontani dallo scenario bellico, da un punto di vista umano principalmente.

Inoltre é bene essere coscienti che le ripercussioni economiche e geo-politiche saranno enormi e durature.

Ci teniamo ben lontani dal prendere posizione riguardo le responsabilità della guerra, dato che quello sarà l’arduo compito degli studiosi di Storia, nel dipanare la matassa di eventi vicini e lontani nel tempo che hanno portato a questo tragico epilogo, ma non possiamo esimerci dal ricordare che l’articolo 11 della nostra amata Costituzione Italiana dice “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali” e che Fedites si batterà sempre per costruire relazioni tra i popoli e di conseguenza per edificare solide basi per il dialogo e per la pace.

Referendum giustizia, il 12 giugno si vota

Via libera del Consiglio dei ministri alla data per i referendum sulla giustizia. Domenica 12 giugno gli italiani saranno chiamati a pronunciarsi sulla riforma della giustizia e in particolare sui cinque quesiti ammessi a febbraio dalla Corte costituzionale (che ha invece dichiarato innammissibile il referendum sulla cannabis e sull’eutanasia, così come il quesito sulla responsabilità diretta dei magistrati).

La raccolta firme, iniziata il 2 luglio scorso, è stata promossa dalla Lega e dai Radicali, ma alla fine la richiesta è stata avanzata su proposta di nove consigli regionali di centrodestra: Basilicata, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Piemonte, Sardegna, Sicilia, Umbria e Veneto.

Di seguito i cinque temi al centro del referendum sulla riforma della giustizia.

1. Abrogazione delle disposizioni in materia di incandidabilità

Il quesito propone l’abolizione del decreto legislativo Severino sulla incandidabilità, ineleggibilità e decadenza automatica per i parlamentari, per i rappresentanti di governo, per i consiglieri regionali, per i sindaci e per gli amministratori locali in caso di condanna.

2. Limitazione delle misure cautelari

Si propone di limitare la carcerazione preventiva – ovvero la carcerazione eseguita in maniera cautelare prima di giungere a una sentenza per il pericolo di “recidiva” – solo ai reati più gravi.

3. Separazione delle funzioni dei magistrati

Si propone lo stop totale alla possibilità per i magistrati di passare, nel corso della carriera, dalla funzione requirente (quella esercitata dai magistrati in qualità di pubblici ministeri, ovvero come pubblica accusa) a quella giudicante (quella esercitata dai magistrati in qualità di giudici chiamati a emettere le sentenze nei processi) e viceversa. Se vincerà il sì, il magistrato dovrà scegliere all’inizio della carriera per quale funzione optare e dovrà mantenere quel ruolo durante tutta la sua vita professionale.

4. Riforma del Consiglio superiore della magistratura

Il Consiglio superiore della magistratura (Csm) è l’organo di autogoverno dei magistrati e ne regola la carriera. Per due terzi è composto da magistrati eletti. Con il sì al referendum si vorrebbe eliminare il peso delle correnti al suo interno nella selezione delle candidature. Verrebbe infatti abrogato l’obbligo per un magistrato che intende candidarsi alle elezioni per i togati al Csm di trovare da 25 a 50 firme per presentare la propria candidatura.

5. Il voto degli avvocati nei consigli giudiziari sulle valutazione dei magistrati

Oggi la valutazione della professionalità e della competenza dei magistrati spetta al Csm che decide sulla base di valutazioni fatte anche dai Consigli giudiziari. Con il referendum si vuole estendere anche ai rappresentanti dell’università e dell’Avvocatura nei Consigli giudiziari la possibilità di avere voce in capitolo nella valutazione.

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